I bisogni

i bisogni - il blog del dottormic -

I nostri pazienti hanno bisogno di noi.\r\nsiamo sicuri?\r\n

Cerco una definizione il più possibile aggiornata del significato di bisogno e leggo un sacco di cose. In effetti siamo abituati a sentire e ad affermare che conosciamo i bisogni dei nostri pazienti. Spesso abbiamo la pretesa di sapere risolvere ed esaudire i loro bisogni, senza tuttavia mai chiederci veramente se li conosciamo; oppure, ancora più indietro, se conosciamo esattamente cosa sta alla base del concetto di bisogno.

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Se facciamo una semplice ricerca su internet o su altri testi più o meno accreditati, troviamo una serie di definizioni concordanti o anche molto differenti, a seconda del punto di vista di chi scrive o studia l’argomento. La prima grande divisione è tra i bisogni primari e secondari. Io a questo punto già mi trovo in difficoltà. Sembra esserci un accordo generale nel classificare come bisogno primario quello legato a condizioni fisiologiche come la fame, la sete, il sonno e via dicendo. Di seguito poi vengono i bisogni secondari, assolutamente variabili, che possono essere soddisfatti solo in seguito alla realizzazione dei primi. La mia difficoltà sta nel fatto che da un lato mi sembra abbastanza ovvio che si possano definire come primari i bisogni fisiologici ma penso che questa classificazione riduca l’importanza di tutti gli altri bisogni che, solo per il fatto di essere definiti secondari, appaiono come meno importanti in una scala gerarchica che io definirei arbitraria. Dall’altro lato vedo sempre più spesso persone che, per esempio, rinunciano a nutrirsi o al sonno, per soddisfare altri bisogni (secondari?) come l’affetto, o la sua mancanza o che fanno scelte scriteriate per la loro salute, non curandosene, per appagare altre esigenze fisiche, mentali o spirituali. Altrimenti non si spiegherebbe il comportamento di tanti nostri pazienti, le scelte dei quali non comprendiamo e facciamo fatica ad assecondare e a realizzare. Se ci affidiamo alle classificazioni, significa che non conosciamo la persona che abbiamo davanti; possiamo solo supporre quali siano i suoi bisogni. A questo punto sicuramente, avendo supposto, sbaglieremo nel tentativo di soddisfare qualche esigenza che spesso rappresenta solo una nostra proiezione e non una reale necessità.

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Leggere, informarsi e cercare di capire quali possono essere i bisogni umani fondamentali, siano essi primari o secondari, non ci permetterà di agire in modo corretto per categorie di persone che non esistono nella pratica, soprattutto nella società di oggi che è stata educata alla frammentazione e che non può più essere rappresentata come omogenea. Lo studio in questo caso ci permetterà di guidare la nostra ricerca alla scoperta del bisogno di quel paziente particolare, in quel momento, in quel luogo, per quella esigenza particolare. La risposta sarà solo una e non sarà omologabile per altre persone. Solo così il paziente avrà bisogno di N.O.I. perché a quel punto saremo noi i soli a conoscere il modo per soddisfare la sua necessità.

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