Categoria: Obiettivi

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Il paziente per noi è un cliente speciale. Recentemente ho scritto un piccolo elenco che descrive alcune delle principali caratteristiche del paziente che si siede sulla poltrona del dentista: ha paura sente dolore ha un disagio ha difficoltà a esprimersi non ha tempo non conosce la situazione è preoccupato dalla spesa Questo identikit, anche se sommario e sicuramente incompleto, mi fa capire che chi si siede sulla mia poltrona non è esattamente paragonabile a chi va alla domenica a comprare divani in offerta. Non è proprio la stessa cosa. Se questa persona ha un bisogno e io voglio risolverlo, devo capire esattamente il bisogno e tutte le problematiche che ci stanno attorno. Non si può lasciare nulla al caso, non si possono tralasciare particolari e non si può dare nulla per scontato. Per fare questo dobbiamo parlare e parlare molto, ascoltarci e capire le esigenze l’uno dell’altro. Questo momento è forse l’aspetto più complesso che dovremo affrontare in tutto il piano di cura. La relazione che si stabilisce ora tra medico e paziente è fondamentale. Nessun altro vi farà domande

Come una mela

La cura è come una mela che ci dividiamo. Il medico ne prende una parte e il paziente ne prende un’altra. Io medico do il mio tempo per svolgere le cure e il paziente mette il suo tempo nel presentarsi regolarmente in studio per ricevere cure e controlli. Io ci metto la responsabilità nell’ascoltare le esigenze del paziente e trovare il miglior piano di cura possibile per lui in quel momento e il paziente ci mette la sua responsabilità nell’ascoltare le indicazioni e nel seguire il programma concordato. Lo studio mette a disposizione tutti i suoi programmi per mantenere lo stato di salute della bocca prima, durante e dopo le cure e i pazienti mettono la loro costanza nel seguire il programma più adeguato. Lo studio ci mette il rispetto della migliore etica professionale cercando sempre la migliore soluzione tecnologica e i pazienti ci mettono la loro etica comportamentale nel rispettare le scadenze dei pagamenti e i prezzi concordati in partenza. Lo studio ci mette tutta l’energia necessaria per comunicare al massimo tutte le iniziative e le informazioni utili per una

E’ permesso?

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Parliamo ancora di privacy o meglio della nuova legge sulla privacy. Per svolgere al meglio il nostro lavoro di tutti i giorni, un lavoro medico, dobbiamo raccogliere informazioni personali sui nostri pazienti. A volte sono informazioni o dati che vengono definiti sensibili e cioè che riguardano la sfera privata e intima della persona e che possono essere raccolti e utilizzati solo ed esclusivamente per aiutare il medico a scegliere e a portare avanti il miglior trattamento possibile per quel paziente. Questo implica due cose o meglio tre. La prima è che possiamo chiedere e detenere informazioni sul paziente solo al fine di svolgere al meglio il nostro piano di cura e per nessun altro fine. La seconda riguarda il fatto che le informazioni che ci servono devono essere pertinenti al progetto di cura che abbiamo in mente per i pazienti. Per esempio, ho la necessità di avere in archivio il numero di telefono privato di un paziente perché devo poterlo contattare tempestivamente in caso di bisogno per fissare o spostare un appuntamento o per avvertirlo della necessità di assumere o

Il sorriso sociale

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Ho letto recentemente che esistono più tipi di sorrisi ma prima facciamo un passo indietro. Il sorriso è un potentissimo mezzo di comunicazione. Per sorridere vengono impiegati decine di muscoli. Tutti noi sappiamo come sia difficile se non impossibile imbrogliare con un sorriso, siamo dotati di antenne per capire se un sorriso esprime realmente lo stato d’animo della persona che ci sta di fronte. Imbrogliare con il tono della voce e con le parole è molto più semplice. Recentemente quindi ho scoperto che il sorriso che noi usiamo per comunicare viene definito sorriso sociale ed è quel sorriso che si fa in risposta a una o più persone. Il sorriso sociale può essere di tre tipi: il sorriso di gratificazione che si utilizza per comunicare all’altra persone che si apprezza ciò che ha appena detto o fatto. C’è poi il sorriso di affiliazione che trasmette all’altro la propria vicinanza emotiva e la propria empatia. Il terzo è il sorriso di superiorità che usiamo per comunicare la nostra posizione di dominanza. A questo punto mi sembra scontato dover dire che c’è

Abitudinario…per scelta

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Sto per partire per il mare, sarà una cosa brevissima, devo sistemare le ultime cose per una piccola casa che ho comprato in Sicilia. Sarà la mia meta per un bel po’ di tempo. Per 20 anni sono andato al mare con i miei genitori, sull’adriatico a San Benedetto del Tronto, poi il cambio e, per altri dieci anni, la montagna sempre nello stesso posto in Trentino. Oggi stavo ascoltando alla radio le destinazioni degli ascoltatori per le vacanze e mi sono stupito della estrema varietà dei luoghi e delle scelte. C’è chi non va mai nello stesso posto, chi cambia continuamente, città, mare, montagna, vicino , lontano, lontanissimo, oriente, occidente, nord e sud. Un pochino li ho invidiati, io non sarei capace di adattarmi ogni volta, di ricominciare a gustare un luogo per poi pensare subito ad un altro. Sono un abitudinario che vede nell’abitudine non la noia o la mancata possibilità di fare esperienze nuove ma la possibilità di coltivare luoghi e persone, di costruire basi su cui sentirsi più saldo. Mi innamoro di un luogo e nascono

Arrivederci giugno

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Ma com’è successo che giugno è quasi finito? In un attimo è arrivato luglio e in studio abbiamo cominciato la turnazione per le vacanze estive. Per N.O.I. è importante continuare a erogare i nostri servizi senza interruzione ma abbiamo anche bisogno di riposo. Come molti dei nostri pazienti sanno, abbiamo messo in pratica, ormai da molti anni, la strategia dei turni per cui andiamo in vacanza in periodi differenti avendo così la possibilità di rimanere sempre aperti, anche nel periodo di agosto. Questo sappiamo essere un grosso vantaggio per i pazienti che non trovano lo studio chiuso e hanno la sicurezza di poter usufruire del servizio e dell’assistenza in tutti i periodi dell’anno. Tuttavia questa gestione ha bisogno anche di un po’ di pazienza da parte di quelle persone che hanno bisogno di un appuntamento e in quel periodo, il dottore o la dottoressa che normalmente li curano, sono assenti. Magari facciamo aspettare un po’ di più, qualche volta abbiamo bisogno di mettere una pezza in attesa che torni il responsabile delle cure per quel paziente ma abbiamo comunque la

Paziente? No, socio.

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I pazienti che entrano nel nostro studio, di solito, entrano con un problema e non con una soluzione, anche perché, nel secondo caso, sarebbe troppo facile. Se entrano con un problema non significa che N.O.I. dobbiamo risolverlo o meglio non significa che noi dobbiamo risolverlo senza il loro aiuto. Questo vuol dire che dobbiamo prima ascoltare bene quello che il paziente ci dice per specificare bene il problema. Il secondo passo sarà quello di restituire, ciò che abbiamo compreso, al paziente in modo che tutti e due siamo adesso allineati sulle caratteristiche del problema. Da adesso in poi possiamo insieme trovare la strategia migliore per risolvere il problema ma soprattutto per fare si che non si ripresenti mai più. Da questa semplice sequenza si capisce che N.O.I. possiamo fare il 50% del lavoro, il resto lo dovete fare voi. Noi abbiamo il luogo (lo studio dentistico), il titolo (la laurea in odontoiatria) e tutti i mezzi e le conoscenze per aiutare a risolvere il problema del paziente. Il paziente dal canto suo dovrà trovare le motivazioni, il tempo, la costanza

E’ importante che non diventi urgente…

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Questo mese le ragazze che partecipano al percorso annuale di educazione d’impresa dedicato alle persone che lavorano in studio, hanno parlato di gestione del tempo. Stiamo parlando di tre persone molto motivate, che fanno della responsabilità uno stile di comportamento e che si impegnano sempre al massimo per dare il loro meglio. Eppure questa volta hanno fatto una scoperta per certi versi sorprendente e non piacevole. Hanno scoperto che ci sono momenti o situazioni in studio in cui fanno molte cose, si impegnano, ci mettono tanta energia e, nonostante tutto questo, portano a casa solo una parte del risultato desiderato e atteso. Purtroppo fare non basta, bisogna saper fare le cose giuste al momento giusto. La premessa da cui partire è la capacità di distinguere tra cose importanti e non importanti e tra faccende urgenti o non urgenti. Se riuscissimo a pianificare la nostra attività in modo da fare le cose importanti per noi nel momento in cui non sono urgenti, riusciremmo a utilizzare al meglio il nostro tempo e a portare a termine un sacco di compiti senza rimetterci

Alleniamo le emozioni

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Possibile che sia cosi difficile condividere un’emozione? Fanno parte integrante della nostra vita eppure facciamo molta fatica a mostrarle. Le teniamo per noi alcune, troppo preziose per divulgarle. Alcune troppo personali. Di alcune ci vergogniamo addirittura. A volte le nascondiamo anche a noi stessi. E i nostri figli, bambini, imparano la stessa cosa. 1SorrisoXtutti nasce proprio su un’emozione e ha come scopo quella di condividerla: la felicità della condivisone, la ricchezza della diversità, il dono della connessione tra le storie delle persone. Allenare le emozioni è una iniziativa bellissima. Invece di nasconderle ci prepariamo a condividerle a farle diventare patrimonio comune. Se tutte le persone. Se tutte le persone ogni giorno decidessero consapevolmente di condividere un’emozione positiva il mondo rischierebbe di scoppiare di felicità. Le emozioni positive combattono la noia, la tristezza, la solitudine, la povertà di spirito, il giudizio, la lamentela, la violenza. Domenica prossima quattro persone, che in fondo non si conoscono, hanno deciso di condividere insieme un progetto per far sì che altre persone lo possano vivere attraverso di loro e grazie alla loro fatica. Un gesto

Vedere per la prima volta

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Al di là del fatto che siamo alla vigilia di una festa, questo periodo dell’anno mi consente di affrontare alcune riflessioni. È passato ormai il primo trimestre, possiamo già fare le prime considerazioni su che andamento avrà questo anno, possiamo anche cominciare a pensare di correggere qualcosa, alcuni progetti sono finiti, ne iniziano altri. Quando facciamo delle valutazioni su una situazione, la prospettiva ideale sarebbe quella più distaccata possibile. Solo se raggiungiamo un punto più elevato di osservazione possiamo pensare di introdurre un cambiamento. Un pesce nuota nell’oceano, avvolto completamente dall’acqua che è il suo elemento, la sua normalità e anche la sua prospettiva naturale e immediata. Questo elemento è talmente naturale per il pesce che nemmeno si rende conto di esserne completamente circondato. L’unico modo che ha il pesce di “vedere” per la prima volta l’acqua è quello di saltare sopra la superficie. Una volta che ha saltato difficilmente potrà vedere l’acqua in cui è sommerso con gli stessi occhi. Pensiamo tutti i giorni di stare bene. Diamo per scontato che domani mattina ci alzeremo come abbiamo fatto oggi.