Quando parliamo di intervenire per la salute dei nostri pazienti consideriamo sempre sottinteso il fatto che il nostro intervento dovrà essere tempestivo.
Il nostro intervento deve avvenire, deve essere eseguito al momento opportuno, al momento giusto, precoce. Tempestivo è un termine derivato dal latino e già in latino era ciò che arriva, accaduto o fatto, al momento opportuno. Intendiamo quindi agire al momento maturo con una prontezza tale da essere quasi in anticipo. Nel tempestivo c’è la misura di premonizione di chi sta pronto o si muove prima per arrivare nel momento migliore.
E così quando si tratta con la malattia, essere tempestivi significa muoversi prima possibile.
N.O.I. vogliamo essere ancora più pronti e vogliamo giocare in anticipo. In questo senso sta il significato della prevenzione.
Ci si muove a fare qualcosa con tale anticipo da evitare che quella cosa si verifichi. Ormai abbiamo accumulato delle conoscenze tali da sapere quali sono le condizioni che possono causare un problema; se le conosciamo allora possiamo anche agire con anticipo tale da evitare che il problema si verifichi del tutto. E possiamo anche andare oltre.
Essere tempestivi non significa avere fretta. Questa infatti è una condizione che potrebbe portare a delle scelte sbagliate. La fretta non è utile e non riesce a tenere conto di tutte le opportunità ma soprattutto non riesce a collocare le risorse che abbiamo a disposizione, al momento giusto. Si possono fare delle azioni corrette ma se queste azioni vengono eseguite al momento sbagliato potrebbero non essere utili e addirittura dannose. In questo concetto sta il significato della programmazione dove si agisce con logica e con tempi e modi prestabiliti.
Questo post mi sembra tempestivo in quanto arriva nel momento in cui abbiamo deciso di intraprendere una grande campagna di informazione e di azione per capire cosa significa volersi bene.
Ci sono tanti modi per farlo, uno di questi è farlo al momento opportuno. Essere tempestivi appunto.