La nostra impresa, il nostro studio, ha negli anni acquisito un’infinità di strumenti digitali per l’organizzazione, la gestione, la comunicazione e la clinica. Facciamo i conti, sbrighiamo faccende burocratiche, telefoniamo, scriviamo, comunichiamo, lavoriamo nella bocca dei nostri pazienti grazie a strumenti digitali.
Ci penso sempre quando mio papà, vedendo una nuova invenzione, dice: “Ah se l’avessi avuta ai miei tempi!”. È un sogno impossibile, non possiamo pensare di utilizzare qualcosa che non è ancora stato inventato. Ogni epoca ha la sua tecnologia, quella del digitale è questa.
Ricordo il mio primo computer, regalo della cresima, ricordo la prima stampante, il primo accesso a internet, così come mi ricordo il primo telefonino, il primo schermo a cristalli liquidi, la prima macchina fotografica digitale, il primo scanner intraorale che ho usato in studio.
Tutte cose che oggi sembrano, anzi sono, scontate, fanno parte della nostra vita e per certi versi sono diventate indispensabili. Se anche volessimo rinunciarci, ormai viviamo in un mondo che funziona così e la rinuncia sarebbe una specie di condanna a morte sociale.
Scuola, lavoro, tempo libero e tantissime altre cose non esisterebbero più per noi. Quello che possiamo fare, di fronte a tanto e tale sviluppo tecnologico, è non dimenticarci mai che dietro a tutto questo ci sono delle persone.
Creiamo nei nostri studi centinaia di processi digitali e li affidiamo a persone responsabili e motivate che sanno raggiungere grandi obiettivi grazie alle nuove tecnologie.
Se fosse merito delle macchine dovremmo premiare loro e invece premiamo giustamente chi, utilizzandole, ha saputo svolgere al meglio il proprio lavoro fornendo un servizio utile e quasi sempre indispensabile.