Per ogni problema c’è…un progetto!

Per ogni problema c’è un…Progetto - il blog del dottormic -

Ci permettono di affrontare al meglio la programmazione della nostra attività quotidiana. Innanzitutto vorrei sfatare il mito che per ogni problema c’è sempre una soluzione. Non è detto. N.O.I. in studio preferiamo pensare che per ogni problema ci sia un progetto. Grazie a questo progetto possiamo andare immediatamente oltre il problema e comprendere come la sua soluzione a volte sia scontata, a volte sia impegnativa. Addirittura a volte non c’è una reale soluzione ma rimane sempre la possibilità di affrontare il problema da un’altra angolazione.\r\n A questo punto le cose cambiano perché se uno ci chiedesse quanti problemi abbiamo nella nostra vita noi potremmo rispondergli di non averne affatto! Ma di avere un sacco di progetti. La parola progetto deriva dal latino “pro jectus” che chiaramente ci invita ad andare oltre il problema. Andando oltre il problema, ci accorgiamo di essere noi per primi parte del problema e addirittura di esserne causa. Questa è principalmente la scoperta che ci troviamo di fronte quando decidiamo di affrontare i problemi con dei progetti. \r\n Inoltre se pensiamo ad un progetto, automaticamente escludiamo la possibilità di lamentarci del problema o di

Dedicare del tempo a noi stessi

Dedicare del tempo a noi stessi - il blog del dottormic -

A volte sembra impossibile prendere del tempo per stare con noi stessi. Siamo così abituati a non averne che, quando capita, non siamo organizzati e ci sembra di non sapere cosa fare. Come ho già detto in un altro articolo, il tempo sembra essere una delle risorse più scarse della nostra epoca. Prima o poi, sappiamo, che riusciremo a ricavare energia da fonti inesauribili e pulite e allora la maggior parte dei nostri problemi troverà una soluzione ma la gestione del tempo e la sua mancanza relativa, rimarrà sempre una questione aperta. Dobbiamo imparare fin da ora quindi a guadagnare e a spendere il tempo in modo da conservarne un po’, per prenderci cura di noi stessi, per considerare aspetti della nostra vita che altrimenti tenderemmo a trascurare.\r\n Un aspetto è quello della salute. \r\n Quante volte rimandiamo visite o trattamenti per il solo fatto di non avere il tempo necessario per affrontarli? Certo, a volte, è una scusa, ma cosa si nasconde dietro quella scusa? Forse, io penso, l’incapacità di riservare dell’attenzione a noi stessi, di avere come unico

Chi ha tempo non aspetti il tempo di finire…

Chi ha tempo non aspetti il tempo di finire - il blog del dottormic -

La sveglia è già suonata, non ti devi fermare…\r\n Adesso è ora! \r\n So che non è mai stata una bella pratica, quella dell’autocitazione ma, parlando di un argomento come il tempo, non sono riuscito a non pensare ad una canzone che ho scritto più di 15 anni fa (mamma mia…quanto tempo!) e che parlava proprio del problema di chi ha a disposizione del tempo e non riesce ad agire come dovrebbe per sfruttare quel momento che, in seguito, potrebbe rivelarsi davvero prezioso. \r\n Si avvicina il periodo estivo, so che manca tanto tempo appunto, ma so anche che per certi lavori e certi trattamenti, non è mai abbastanza. Un sacco di pazienti hanno imparato, negli ultimi anni, a diversificare il periodo delle vacanze, tanti non ci vanno, molti spezzano i periodi di vacanza in brevi escursioni. N.O.I. ci siamo sempre. Come tutti gli anni non chiudiamo ad agosto e cerchiamo di offrire il nostro servizio in maniera più continuativa possibile. \r\n Quello che chiediamo alle persone che frequentano lo studio, è di pensare con anticipo alla loro salute e di non commettere l’errore di

Andremo in pensione?…al contrario.

Andremo in pensione?…al contrario! - il blog del dottormic -

È di pochi giorni fa la notizia che le persone nate negli anni Ottanta, non avranno la possibilità di andare in pensione prima dei 75 anni. Non oso pensare a cosa succederà con i ragazzi nati negli anni Novanta! Si considerano parametri come il fatto di entrare tardi nel mondo del lavoro, la contribuzione e magari il fatto di interrompere i versamenti contributivi anche per due anni in seguito all’instabilità del mercato del lavoro che non riesce più a mantenere o a garantire il famoso posto fisso.\r\n E allora paradossalmente si fa strada un’idea che fino a pochi anni fa veniva raccontata come una specie di barzelleta. Si diceva infatti che sarebbe stato incredibilmente bello poter invertire il paradigma lavoro/pensione vivendo da pensionati nella prima parte della vita per poi affrontare la vita lavorativa nella seconda parte. Questa situazione avrebbe concesso il vantaggio di godere veramente delle libertà connaturate al periodo di pensionamento in un’età in cui è ancora possibile avere le forze e il temperamento necessario a godere dei privilegi concessi dal semplice fatto di non avere l’obbligo di recarsi al lavoro tutti i giorni. E proprio come succede per la

Conflitto generazionale? No, passaggio.

Da qualche tempo si sente parlare del problema del passaggio generazionale tra chi ormai ha alle spalle decenni di vita lavorativa e chi, nel mondo del lavoro, non ci è ancora entrato. Ultimamente si è fatta strada l’idea di un vero e proprio conflitto nel quale chi dovrebbe smettere di lavorare (mi chiedo chi lo possa stabilire dall’esterno), rimane attaccato all’idea di lavoro e non si arrende all’età che passa e all’idea di passare il testimone. Dall’altra parte il giovane, che ha diritto ad intraprendere l’attività lavorativa, non trova il giusto spazio e non può quindi avere accesso al mondo lavorativo per una fisica mancanza di spazio. Fin qui tutto sembra logico, come logico sembra anche il dibattito/scontro nato attorno alla questione.\r\n Io però non vedo la questione cosi semplice e logica. \r\n Perché se è vero che un giovane deve sentire come un diritto quello di trovare la sua strada nel mondo del lavoro, è anche vero che non si può pensare che quel diritto corrisponda in modo automatico alla sostituzione di una persona che quel tipo di lavoro

Mancanza di Consapevolezza

Mancanza di Consapevolezza - il blog del dottormic -

Danni alla nostra bocca per mancanza di consapevolezza…un errore imperdonabile.\r\nFino a quando sono i batteri a fare danni all’interno della nostra bocca, diciamo che siamo di fronte ad un evento accettabile. È un processo inevitabile al quale le persone possono e devono cercare di porre rimedio controllando la pulizia di tutte le superfici per evitare la malattia. Sappiamo che esistono i batteri e sappiamo come controllare il fenomeno. Nessuno può dire di non essere consapevole che lavare i propri denti regolarmente impedisce ai batteri di causare danni.\r\nMa quando a far danni ai denti sono le nostre abitudini, la cosa diventa un po’ meno accettabile e ancora peggio se nemmeno si conoscono i pericoli ai quali il modo di agire di tutti i giorni ci sottopone .\r\n Ci siamo presi dieci giorni per introdurre un termine che tanti non conoscono…l’erosione. L’abbiamo considerato da un punto di vista un po’ originale, un po’ strano. L’abbiamo visto sotto l’aspetto del concetto, del significato e della sua interpretazione artistica.\r\nTutto questo perché vorrei che fosse chiaro che, come tutte le cose, anche i nostri denti

Sull’erosione…

Sull’Erosione - ilblog del dottormic -

Avete mai pensato di chiedere ai pazienti cosa intendono e cosa ne sanno loro dell’erosione dentale? Conoscono questa parola? Conoscono la differenza tra erosione meccanica e chimica? Sanno cosa sono le lesioni cervicali da spazzolamento, da carico eccessivo? Bioerosione? Lesione del tessuto duro? Non credo siano molto esperti in materia. Quelli più attenti arriveranno magari con un articolo di giornale per avere più informazioni…\r\n Oppure i nostri pazienti arriveranno da N.O.I. manifestando e raccontando un sintomo?\r\nOvviamente con parole loro!\r\nFreddo, caldo, dolore, macchie, ruvido, fastidio, noia, brutto, male, scuro, disagio, vecchio, rotto… \r\n Qualche anno fa abbiamo organizzato un contest con degli artisti/fotografi, ai quali abbiamo dato un tema: EROSIONE. Nonostante il contesto fosse quello odontoiatrico, è stata lasciata piena libertà di espressione. Dal momento che questi artisti usavano, come mezzo di espressione, le tradizionali pellicole fotografiche tipo Polaroid, sono stati richiesti almeno tre scatti per ogni opera senza limite alla possibilità di intervento postumo sulla composizione. \r\n E così sono arrivate decine di opere che ancora oggi rappresentano un’incredibile galleria di quello che le persone (i nostri pazienti), pensano e soprattutto provano

Siamo medici? (seconda parte)

Siamo medici? (seconda parte) - il blog del dottormic -

Quando vediamo un sintomo, 9 volte su 10 il problema sta altrove!\r\n Se un nostro paziente arriva in studio con dolore (sintomo) difficilmente risolveremo il problema prescrivendo un antidolorifico. Il dolore potrebbe essere legato ad una carie in una zona poco visibile del dente, se la carie è in una zona poco visibile e accessibile, significa che in quella zona non è stata fatta una pulizia quotidiana sufficiente, se non è stata fatta una pulizia proporzionata e corretta significa che al paziente non sono state fornite le adeguate istruzioni per una corretta igiene orale oppure che la motivazione all’igiene non ha sortito gli effetti programmati e desiderati. Questo potrebbe dipendere da una scarsa formazione dell’igienista sulle tecniche di persuasione. La mancata formazione potrebbe essere frutto di un’errata scelta strategica dell’impresa sulle risorse da dedicare alla formazione (causa). Risultato se i nostri pazienti arrivano troppo spesso in urgenza con dolore, la causa del dolore sta in una scelta strategica sbagliata! \r\n Spesso siamo critici nei confronti di comunicazioni sui media tradizionali o su Internet, che considerano solo il sintomo in modo

Siamo medici? (prima parte)

Siamo medici? (prima parte) - il blog del dottormic -

Siamo medici? Comportiamoci da medici…in azienda!\r\n Quando un paziente si siede sulla nostra poltrona, per prima cosa gli chiediamo di raccontarci il suo problema attraverso i suoi sintomi. Perché sappiamo che il paziente, che arriva con un quesito, non potrà mai raccontarci in maniera dettagliata il problema in questione ma ci racconterà i sintomi, che lui conosce perfettamente, in base alla sua esperienza, anche se non ha studiato odontoiatria. \r\n Il nostro compito sarà quello di riportare i sintomi alle cause. \r\n Faccio un esempio immediato: se un paziente viene da noi e ci racconta di avere le gengive che sanguinano (sintomo), difficilmente la soluzione definitiva del problema sarà un collutorio per le gengive infiammate che sanguinano. Se un paziente ha le gengive infiammate potrebbe avere della placca che si è organizzata in tartaro, magari dovuta al fatto che i denti sono mal-posizionati e che non riesce a mantenere un adeguato livello di igiene orale e quindi, in questo caso, la soluzione del problema sta nel riallineamento che risolve mal-posizionamento dei denti. \r\n Quando vediamo un sintomo, 9 volte su

Un sorriso è un dono gratuito

Un sorriso è un dono gratuito - il blog del dottormic -

Un sorriso è un dono gratuito e istantaneo…se hai una Polaroid!\r\n La storia dei sorrisi perduti. Mi sento un po’ come un ladro di sorrisi. Se mi intervistassero durante il processo, la domanda sarebbe: come ci si sente ad essersi appropriato dei sorrisi di decine di persone senza il minimo rimorso? In realtà la mia difesa sarebbe basata sulla buona fede. Ovviamente sarei costretto a fare nomi e cognomi di chi mi ha aiutato. \r\n La storia nasce nel 2011. Sto preparando il secondo evento di 1SorrisoXTutti e siamo in pieno caos da organizzazione. Ad un pranzo di famiglia incontro Giacomo Inches, appassionato di vecchie macchine fotografiche istantanee Polaroid e, dopo avere parlato un pochino, constatiamo come il concetto di stampa e visualizzazione immediata della foto corrisponda proprio ad un fondamentale cambiamento nel concepire l’utilizzo della fotografia nel lavoro in campo odontoiatrico. Se un dentista dovesse aspettare ogni volta di portare la pellicola dal fotografo per avere le stampe delle foto, non potrebbe usare questo strumento per comunicare con il paziente, perchè verrebbe a mancare l’effetto dell’immediatezza necessario a rendere il