Categoria: Comunicazione

Di nuovo sull’autostima

di nuovo sull'autostima - il blog del dottormic -

A qualche mese dal corso sull’autostima che tutto lo studio ha affrontato, vorrei proporre qualche considerazione.\r\nSe esaminiamo da vicino l’esperienza dell’autostima troviamo sicuramente tanta efficacia nelle azioni che vengono svolte, tanto rispetto di sé e tanta fiducia nel funzionamento delle nostre capacità.\r\n\r\nTutto assolutamente giusto.\r\n\r\nTuttavia penso che dovremmo considerare maggiormente il significato letterale di questa parola.\r\nQuando sento la parola “stimare”, e ci penso, mi viene sempre in mente l’allevatore che con una rapida ed esperta occhiata riesce a stimare il peso di una mucca o di un cavallo o quant’altro. Fare una stima significa appunto stabilire una quantità, un valore. Possiamo stimare un peso, possiamo stimare dei danni oppure possiamo stimare il valore di qualche cosa.\r\n\r\nChe cosa significa quindi quando parliamo di autostima? Stiamo stimando noi stessi? Questo significa che ci stiamo in qualche modo guardando da una certa distanza, da fuori. Significa che stiamo leggermente stringendo gli occhi e ci stiamo analizzando per poter dare un giudizio il più obiettivo possibile di quello che vediamo. Ci stiamo auto-stimando.\r\n\r\nA questo punto mi viene in mente il commento di una delle mie figlie quando ha saputo del corso che si stava svolgendo in studio: “Papà ma tu

Osservare | Ricalcare | Scolpire | Comprendere (seconda parte)

Qual è ora il vantaggio o l’intento positivo che sta dietro alla pratica del ricalco delle emozioni?\r\n Pensiamo che esista un pregiudizio che ciò che è osservabile debba essere di per sé evidente. Ovviamente per quello che riguarda un semplice oggetto inanimato questo aspetto è abbastanza vero, tuttavia quando si tratta di persone, soprattutto se ammalate, quello che è osservabile non è evidente e inoltre la persona ammalata tende a evidenziare elementi che non sono del tutto obiettivi ma sono filtrati dalla personalità del malato stesso così come dal rapporto che quel tipo di malato ha con quell’osservatore. \r\n La mente del malato tende a filtrare tutto ciò che sottopone a chi osserva. Questo filtro è in funzione del tipo di mente del paziente ma soprattutto è funzione del rapporto che si instaura in negativo o in positivo tra quell’ammalato e quel medico. Non solo un paziente, a seconda di come si sente con un medico, ricorderà, dirà e mostrerà cose differenti ma il dentista a sua volta, a seconda del tipo di lavoro che avrà svolto a livello di

Vita da cani

Vita da cani - il blog del dottormic -

Ho appena finito di leggere Sales Dogs di Blair Singer e devo dire che mi ha dato degli spunti inaspettati. Pensavo fosse solo l’ennesimo manuale su come incrementare le vendite di un prodotto o di un servizio, invece ho trovato espresse alcune idee molto profonde sulla necessità di imparare a “vendere” non un prodotto ma la propria idea, il proprio concetto. Addirittura ho letto di come spesso facciamo fatica a convincere perfino noi stessi che il prodotto migliore al mondo siamo noi!\r\n Questo mi ha dato lo spunto per ideare un gioco all’interno dello studio: ho scritto 5 profili di cani e li ho sottoposti a tutte le persone che lavorano con me. Dopo averli letti ho invitato ognuno ad assegnare un profilo ad ogni collega presente in studio. Alla fine ho chiesto ad ognuno di auto-assegnarsi un profilo per vedere se il modo in cui ci vediamo (e il modo in cui ci vendiamo al prossimo) è lo stesso che gli altri vedono per noi. Ne è venuto fuori un quadro molto divertente. Non solo è stato interessante scoprire

Guardare il mondo (e i propri denti) attraverso lo smartphone

Guardare il mondo (e i propri denti) attraverso lo smartphone - il blog del dottormic -

Viviamo per poter comunicare.\r\nE cosa comunichiamo oggi?\r\nParadossalmente comunichiamo che siamo vivi!\r\nE importanti e degni di attenzione da parte di chi, a sua volta è come noi.\r\nSe un momento non è stato condiviso, apprezzato e commentato nella vita reale come online non è mai successo.\r\nAbbiamo subappaltato la nostra auto-percezione la quale viene svuotata e riempita di significato sulla base delle interazioni e degli apprezzamenti che la nostra comunicazione riesce a ricevere. E questo meccanismo trova un terreno di crescita ideale proprio online. Nella produzione di contenuti su noi stessi abbiamo la possibilità di curare tutti gli aspetti generali e particolari per creare un personaggio fittizio o artificioso. È il personaggio che vorremmo essere, indipendentemente da quanto sia vicino o lontano da quello che siamo veramente. Lo ideiamo, lo costruiamo, lo prepariamo all’azione…\r\n …e poi scattiamo un selfie. \r\n A quel punto non saremo più noi che guardiamo e giudichiamo noi stessi ma la palla passa in mano agli altri. Noi ricordiamo che esistiamo al mondo, riceviamo complimenti o critiche, ci sentiamo appagati dai rapporti sociali e dalle interazioni che la nostra immagine crea

I Profili Social

I Profili Social - il blog del dottormic -

Il 55% dei datori di lavoro rivaluta la scelta di un candidato dopo averne visitato i profili social. Proprio mentre sto per scrivere un post dedicato alla reputazione in rete, leggo questa notizia e mi chiedo se tutte le persone che amano mettere la loro vita on-line si rendono veramente conto che tutto quello che spostano sarà a disposizione per il giudizio di chiunque. Quando ho deciso di cambiare lo stile della nostra comunicazione social ho passato giorni a pensare se fosse il caso di mettere un po’ della mia vita privata a disposizione del giudizio di chiunque e in special modo dei nostri pazienti. Non si tratta semplicemente di decidere di non vergognarsi di quello che si è anche in ambienti diversi da quello di lavoro ma si tratta di capire se questo può influire sul giudizio che le persone danno di noi.\r\n Un giorno, tanti anni fa, frequentavo ancora l’università e andavo in treno a Milano per partecipare alle lezioni. Un lunedì mattina stavo rivedendo gli appunti per quel giorno seduto sul mio sedile e mi sono reso conto che

Perchè comunicazione visiva, perchè Social?

Perchè comunicazione visiva, perchè Social - il blog del dottormic -

Mai come in questo periodo storico è stato così semplice correre il rischio di diventare irrilevanti e scomparire dall’attenzione dei propri consumatori. Questa è la pena per chi commette l’errore di non essere sensibile alle dinamiche sociali attuali. Sto parlando di quella che viene ormai definita la “deriva visuale del web”. Tutti noi che abbiamo fatto le medie siamo abituati a questo termine utilizzato per la descrizione di un fenomeno planetario chiamato appunto la “deriva dei continenti”. Tutti noi siamo in grado di visualizzare l’idea dei continenti che muovendosi,  in milioni di anni hanno condizionato la vita sul nostro pianeta. Oggi in un miliardesimo di quel tempo un’altra deriva sta condizionando la nostra esistenza in modo tale da poter essere paragonata a quel fenomeno geologico così devastante e radicale per la storia dell’umanità. L’evoluzione delle piattaforme di comunicazione tra gli esseri umani sta influenzando il modo in cui persone e cose si relazionano tra di loro.\r\n Assistiamo da protagonisti all’evoluzione della comunicazione online verso i contenuti visuali. Psicologia e sociologia ormai abbondano di studi che analizzano l’impatto che la comunicazione visuale

Un Sorriso Per Tutti: Progetto Social

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E cosi adesso mi tocca il Blog… Un giorno in studio abbiamo deciso di cambiare modo di comunicare e, in una delle riunioni del nostro team, è saltata fuori la proposta di cominciare a utilizzare un blog come mezzo di comunicazione più adatto ai tempi e al genere di notizie e informazioni rivolte ai nostri pazienti. E così mi sono ritrovato blogger! Leggo su internet che blog è l’abbreviazione di web-log che in italiano traduciamo “diario in rete”. Io un diario l’ho avuto da piccolo e ancora oggi scrivo alcune annotazioni e commenti che mi vengono in mente su una piccola agenda che porto quasi sempre con me. In effetti mai avrei pensato di poter cominciare a scrivere qualcosa sulla nostra attività in studio che non fosse esclusivamente per me o per i miei collaboratori, ma che potesse addirittura suscitare un interesse pubblico. Volete davvero sapere cosa succede in studio? Volete avere un’idea del “dietro le quinte” della nostra attività? Siete interessati a conoscere come nascono le idee nel nostro team, come si formano le decisioni più importanti per la