Viviamo per poter comunicare.\r\nE cosa comunichiamo oggi?\r\nParadossalmente comunichiamo che siamo vivi!\r\nE importanti e degni di attenzione da parte di chi, a sua volta è come noi.\r\nSe un momento non è stato condiviso, apprezzato e commentato nella vita reale come online non è mai successo.\r\nAbbiamo subappaltato la nostra auto-percezione la quale viene svuotata e riempita di significato sulla base delle interazioni e degli apprezzamenti che la nostra comunicazione riesce a ricevere. E questo meccanismo trova un terreno di crescita ideale proprio online. Nella produzione di contenuti su noi stessi abbiamo la possibilità di curare tutti gli aspetti generali e particolari per creare un personaggio fittizio o artificioso. È il personaggio che vorremmo essere, indipendentemente da quanto sia vicino o lontano da quello che siamo veramente. Lo ideiamo, lo costruiamo, lo prepariamo all’azione…\r\n
…e poi scattiamo un selfie.
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A quel punto non saremo più noi che guardiamo e giudichiamo noi stessi ma la palla passa in mano agli altri. Noi ricordiamo che esistiamo al mondo, riceviamo complimenti o critiche, ci sentiamo appagati dai rapporti sociali e dalle interazioni che la nostra immagine crea sui social.\r\nE poi quando gli altri cominciano a credere che il personaggio che abbiamo costruito e che abbiamo pubblicato esiste veramente, a quel punto cominciamo a crederci anche NOI! Il personaggio che abbiamo costruito diventa reale anche nella nostra testa.\r\nC’è qualcosa di male in questo? O di malato? Io non lo so proprio! Ho smesso un po’ di tempo fa di giudicare il mondo soprattutto prendendo come parametro il passato. Si stava meglio senza selfie? Non lo so. L’unica cosa che so è che prima non era così e le persone vivevano senza, oggi è così e le persone vivono così. Punto.
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Mi permetto solo di considerare che, se le persone si creano un personaggio migliore o migliorato rispetto a quello che sono o che sentono di essere e poi, quando questo personaggio riceve l’approvazione della rete, cominciano a farlo proprio, non mi sembra una cosa preoccupante. Anzi mi sembra un modo per cominciare a migliorare se stessi. Come sempre penso che non bisognerebbe criticare questo modo di vivere con i parametri del passato quando di social non c’era nemmeno l’ombra. Tutto deve essere vissuto e giudicato nel tempo in cui avviene e con i mezzi appropriati a disposizione.
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Guardare il mondo attraverso uno smartphone può non essere male se pensiamo che il mondo in cui viviamo, per essere capito e vissuto, richieda proprio questo.