Per l’ultimo appuntamento dedicato al diabete, ci chiediamo cosa possiamo fare NOI per curare al meglio un paziente che sa di essere ammalato.\r\n
Innanzitutto bisogna parlare e tanto…
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Dobbiamo sapere con che tipo di diabete abbiamo a che fare e da quanto tempo il paziente soffre di questa malattia. Dobbiamo sapere come va con il controllo glicemico e se c’è un buon compenso e perché no, vogliamo che il paziente controlli la glicemia proprio prima di qualsiasi intervento chirurgico in studio. Voglio sapere i farmaci che il paziente assume regolarmente e soprattutto la dieta a cui si sottopone che, come si sa, è una cosa molto importante. Chi viene in studio può immaginare che cercheremo di aumentare al massimo il grado di igiene della bocca con terapie mirate, spiegando o rispiegando se fosse necessario l’importanza di NON avere una bocca infiammata. E poi voglio sapere chi è il diabetologo per poter parlare con lui e concordare terapie particolari al bisogno. Voglio controllare il paziente ogni tre mesi per il primo anno. E alla fine voglio parlare ancora coi pazienti per spiegare che non c’è alcun problema e alcuna controindicazione alle cure (nemmeno alla chirurgia) a condizione che ci sia un buon controllo della glicemia. Voglio spiegare che gli insuccessi nei pazienti con diabete sono paragonabili a quelli dei pazienti non ammalati.
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Se i pazienti ci seguono e vorranno proseguire le cure per la loro salute allora sapranno di essere per noi dei pazienti “speciali” e cercheremo di pianificare le sedute per loro nelle prime ore della mattina che sono le più sicure, cercando di ridurre al minimo l’attesa in sala d’aspetto. Daremo una medicazione con ansiolitici per ridurre o eliminare lo stress e affronteremo la chirurgia con una pre-medicazione antibiotica.
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Parlare, ascoltare, parlare, ascoltare…rimane sempre la terapia migliore. Grazie alla abbondante e giusta interazione è possibile alzare l’asticella delle nostre terapie e riuscire a intervenire e a migliorare la salute di quelle persone che fino a poco tempo fa davano per scontato che il loro stato di malattia le mettesse di fronte a situazioni non risolvibili.
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Oggi non è così e noi vogliamo farvelo sapere…
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