Invenzione e Applicazione

Invenzione e Applicazione - il blog del dottormic -

È difficile per noi dentisti parlare di digitale. Ormai da anni in studio utilizziamo questa tecnologia che offre un valido aiuto per tutte le discipline che ogni giorno vengono praticate.\r\nEppure c’è sempre qualcuno che storce il naso di fronte a questo utilizzo della tecnologia che ad alcuni appare a volte sfrontato. Mi sono chiesto il perché di tanta diffidenza e reticenza e poi, leggendo alcune pagine di un filosofo contemporaneo, ho fatto una piccola (o grande) scoperta che, come tutte le scoperte, una volta detta è sembrata più banale di quello che sembrava all’inizio.\r\n

L’applicazione non discende necessariamente dall’invenzione.

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A parte l’imbarazzante verità che sta dietro a questa frase; basti pensare al fatto che almeno trent’anni dopo che l’uomo è sbarcato sulla luna, un anonimo personaggio ha applicato una delle più grandi invenzioni fatte dall’uomo, la ruota, alle valigie trasportate a fatica per decine di anni dalle braccia e dalle spalle di alcuni dei più grandi scienziati del pianeta. Nessuno di questi scienziati ha mai lontanamente pensato di applicare una parte del proprio intelletto a un problema di trasporto, magari insignificante, ma che ha cambiato veramente la qualità della vita di milioni di persone.

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La scansione e la produzione in digitale, che è un’invenzione straordinaria, ha impiegato trent’anni per cominciare ad essere anche solo considerata seriamente in ambito clinico applicato. Negli ultimi sette-otto anni persino i più piccoli problemi legati alla precisione, all’affidabilità e alla facilità di uso sono stati risolti eppure solo da quest’anno, come testimoniato dal tema dell’ultimo congresso AIOP a Riccione, si è cominciato a parlare di una vera e generale applicazione di questa invenzione. Per anni, dispetto dell’investimento tecnologico che l’ha sostenuta, è rimasta una mezza invenzione. Il passaggio per farla diventare una vera e propria invenzione sembra simile ad una conquista.

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Dobbiamo cominciare a prendere coscienza del fatto che il processo di scoperta e di miglioramento (potremmo chiamarlo evoluzione?) è guidato non dall’invenzione teorica fine a se stessa e non dalla speculazione a parole che vi sta dietro ma da piccoli o grandi cambiamenti accidentali legati alla pratica (clinica), più accidentali di quanto siamo disposti ad ammettere. La storia della medicina in generale è segnata da strani casi in cui la scoperta di una cura è stata seguita molto tempo dopo la sua vera implementazione, come se le due imprese fossero completamente separate. I ricercatori in campo medico chiamano questo fenomeno translational gap, cioè l’arco di tempo tra l’effettiva scoperta e la prima implementazione. A volte noi esseri umani manchiamo d’immaginazione a causa dell’eccesso di rumore che distoglie la nostra mente quando a volte, ciò che occorre veramente, è la saggezza di rendersi conto di ciò che si ha tra le mani.

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