Ho letto una storia davvero interessante, una storia buffa sulla quale vorrei riflettere con voi.
“Marco, come sei cambiato! Eri tanto alto, adesso sei così basso! Eri così robusto e ora sei magrissimo! Eri tutto biondo e ora sei castano. Cosa ti è successo Marco?”
E Marco risponde: ”Non sono marco, sono Paolo”
“Cavoli, hai cambiato anche il nome?!”
Non è facile ascoltare, soprattutto quando c’è un coinvolgimento emotivo. Anche quando questo è assente, non è comunque facile ascoltare. Si ascolta sempre dal proprio stato condizionato. Bisogna capire qual è il punto di partenza. Tutti noi abbiamo le nostre posizioni e ascoltiamo a partire da quelle posizioni.
La cosa più difficile del mondo è ascoltare perché la maggior parte delle volte ascoltare significa vedere e noi non vogliamo vedere.
A volte è davvero difficile parlare di salute, di prevenzione, di qualità della vita, di stare bene. Tante volte parlo con i miei pazienti e ho la netta impressione che non vogliono guardare, perché guardare significherebbe perdere il controllo della vita che conoscono così bene. La cosa di cui questi pazienti hanno più bisogno, e di cui tutti avremmo più bisogno, è proprio la disponibilità a imparare qualcosa di nuovo. Le possibilità di acquisire consapevolezza della propria salute sono direttamente proporzionali alla quantità di verità che si è in grado di accogliere senza scappare.
La prima reazione è sempre di paura E non parlo della paura dell’ignoto infatti: come si può temere qualcosa che non si conosce? Quando qualcuno ci chiede di cambiare, quel che si teme davvero è la perdita di ciò che già conosciamo. Ecco di cosa abbiamo paura. La paura più grande che devo affrontare quando parlo con i miei pazienti, non è la paura del dentista ma è la paura di quello che il dentista potrebbe dirci.
La paura di lasciare le nostre abitudini e le nostre convinzioni. La paura di percepire finalmente che qualcosa non va e, di conseguenza, di dover affrontare la situazione, di dover fare delle scelte anche riguardo al tempo, all’energia e alle risorse, anche economiche, che saremo costretti a fare. N.O.I. vogliamo essere sempre presenti perché nessuno, in un momento così delicato, si senta solo.