Sì lo devo fare.
Lo devo fare fino a quando vedrò questo tipo di malattia nella mia pratica quotidiana.
Perché ci sono ancora due certezze nel mio lavoro. La prima è che la carie è una malattia. Non è un buco in un dente che può essere riparato come un semplice danno ma è una malattia sostenuta da batteri che, in condizioni favorevoli (favorevoli per i batteri ma molto sfavorevoli per la persona ammalata), distruggono lo smalto del dente, penetrano nello stesso causando colore fino alla potenziale perdita. La seconda certezza deriva dal fatto che è una malattia ancora molto presente nella popolazione e, cosa ancora più grave, è presente nella bocca di pazienti giovani e giovanissimi.
La carie si può curare, ormai lo sanno anche i muri. Ma questo non basta o meglio non è il punto fondamentale. Tutti sono capaci di curare una carie una volta che si è formata. Alla fine si tratta di pulire bene il buco nel dente e riempirlo con un materiale che avrà le sembianze del dente intatto. Il punto però è che sarebbe stata vera cura se la carie in quella bocca non si fosse mai presentata. La vera cura sarebbe stata non permettere la creazione di un disequilibrio dell’ecosistema orale dove le specie batteriche cariogene, come gli streptococchi e i Lactobacilli, aumentano numericamente a discapito delle specie buone che fanno parte del naturale, e non dannoso, ecosistema della bocca.
Perché il problema sta proprio nel fatto che una volta che una carie si è presentata noi possiamo curarla ma la terapia sarà solo la cura del segno clinico della malattia e non diminuirà assolutamente il rischio di sviluppare nuove lesioni infettive cioè nuove carie.
Bisogna intervenire sulle cause della malattia (ciò che ha causato la carie) e non sui sintomi (la carie stessa).
Questa malattia, infatti, si sviluppa attraverso una complessa unione nel tempo tra i batteri, tra i carboidrati presenti nella dieta e tra la saliva. Oltre a questi fattori si devono aggiungere il tipo di igiene del paziente e l’uso di sostanze in grado di rimineralizzare lo smalto del dente (fluoro).
La cosa più importante è, a questo punto, valutare il tipo di rischio a cui un paziente va incontro per quello che riguarda la salute della sua bocca. La valutazione del rischio di carie risulta complessa e comprende fattori fisici, biologici, ambientali e comportamentali. Un’elevata concentrazione di batteri, abitudini alimentari inappropriate, un flusso salivare scarso, un’esposizione al fluoro insufficiente, una scarsa igiene orale sono riconosciuti come importanti fattori di rischio per la malattia. Se il paziente, soprattutto bambino, presenta uno o più fattori di rischio allora non dobbiamo aspettare che la carie si verifichi ma dobbiamo intervenire subito per eliminare prima di tutto le potenziali cause della malattia.
Possono i pazienti, da soli, tenere sotto controllo tutti questi rischi? La risposta è no, serve una visita accurata e servono dei test e dei questionari per comprendere tutti questi aspetti della salute della bocca di ogni paziente.
Come sempre, se volete saperne di più seguiteci!