In questi giorni dopo l’annuncio definitivo dell’apertura della scuola youniquePRO ricevo tanti feedback da amici, colleghi e parenti. Ci sono stati dei pazienti che si sono rivolti a me un po’ preoccupati pensando che avrei alla fine cambiato mestiere e li avrei abbandonati tradendo la loro fiducia. Ovviamente li ho rassicurati sul fatto che tutto rimarrà come prima e che questa sarà un’attività che si va ad aggiungere alle altre che fanno parte della mia vita. E allora tanti mi fanno i complimenti, si congratulano e poi mi fanno la stessa domanda: “Ma chi te l’ha fatto fare?”.\r\n
Tutti sanno il grado di impegno che a momento richiede lo studio Rossini Odontoiatri, con la sua organizzazione, il lavoro di comunicazione e di erogazione dei suoi servizi. Veramente tante, tantissime energie confluiscono ogni giorno in questa realtà che sembrerebbe proprio non lasciare spazio a nient’altro. Io a questa domanda fatidica non so cosa rispondere, non perché non sappia la risposta ma perché davvero mi risulta difficile spiegare a parole una cosa che sento arrivare dal profondo di me stesso e che sento come una sensazione forte che mi colpisce e non come una vera e propria emozione che è possibile descrivere. Io la vedo come una passione, come una cosa della quale non posso fare a meno, che se non esistesse, cambierebbe tutta la mia vita, anche la parte che non c’entra con il mio lavoro.
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Ho sempre detto ai miei figli che non devono rinunciare alle proprie passioni, perché affrontare la vita con passione non lascia terreno alla noia e non permette che ci siano delusioni e pentimenti che spesso lasciano lo spazio alla depressione. Perché la passione non ha a che fare con il raggiungimento del risultato ma ha a che fare con quello che facciamo per raggiungerlo. Tradire una passione, soffocarla in nome di alternative che spesso sono solo dei ripieghi, sarebbe come tradire se stessi, il proprio io, la propria persona.
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Ogni giorno tutti siamo esposti al vento della vita che ci circonda, un vento che a volte ci accarezza, a volte ci smuove appena i capelli, a volte ci scuote dal profondo. Se fossimo delle candele con delle flebili fiammelle che si accontentano di sopravvivere all’incertezza e di cavarsela alla meno peggio, verremmo spenti immediatamente e condannati al grigiore e al nulla. Ma lo stesso vento che spegne una candela in realtà alimenta un fuoco. L’unico modo che abbiamo per sopravvivere, anzi per prosperare di fronte al vento è essere fuoco e l’unico modo che conosciamo per essere fuoco è alimentare le nostre passioni, la nostra curiosità, la nostra voglia di conoscere e di realizzare cose che prima non esistevano, di condividere con altri quello che pensiamo, che proviamo e che facciamo.
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“Ma chi te l’ha fatto fare?” mi chiedono…l’ho fatto per pura, semplice, sana, irresistibile passione.