Negli scorsi articoli ho parlato del “secondo parere”, ovvero il fatto di chiedere ad un secondo medico un consiglio, un’opinione, un parere appunto, riguardo la diagnosi effettuata dal “primo” dottore.
E dopo aver spiegato che tutto questo non è un atteggiamento di mancanza di fiducia nei confronti del primo medico, e dopo aver elencato anche quali sono le 3 regole fondamentali che dovrebbero governare questa situazione, vi vorrei dare qualche suggerimento in più.
Di seguito trovate una serie di domande utili da fare al primo e al secondo medico:
- Perché questo trattamento è necessario?
- Quali sono i benefici attesi e quali i rischi potenziali?
- Cosa potrebbe capitare (e con quale probabilità) se questo trattamento non fosse eseguito?
- Esistono uno o più trattamenti alternativi? Se sì, quali sono i rischi e i benefici in rapporto a quello proposto?
- Il trattamento è scientificamente fondato?
- Al mio posto lei si sottoporrebbe al medesimo trattamento? Lo proporrebbe ai suoi familiari? Se no, per quale motivo?
A questo punto, dopo ben 3 articoli dedicati all’argomento, spero di aver chiarito il concetto fondamentale: il secondo parere dovrebbe servire a migliorare l’informazione del paziente affinché possa decidere più consapevolmente se deve o no sottoporsi a una prestazione sanitaria oppure se è meglio attendere.