Recarsi in uno studio dentistico non è naturale. Non è un comportamento automatico. Non rispecchia un bisogno primario imprescindibile per cui bisogna fare quella cosa altrimenti non si sopravvive. Recarsi in uno studio dentistico è una scelta. Questa scelta, come tale, è soggetta ad una serie pressoché illimitata di valutazioni e variabili. N.O.I. possiamo considerarne alcune e abbiamo la facoltà di influire su altre ma non potremo mai farla diventare una valutazione automatica.\r\n
Spesso, quando mi trovo seduta davanti a me una persona, mi fermo a considerare qual è stato il percorso che l’ha portata lì. Se infatti non si tratta di un percorso automatico, devo pensare che ci sia un motivo che ha fatto prendere una determinata decisione. So per certo che il motivo non è solo il dolore, o meglio un disagio più o meno intenso. So anche che ci sono stati dei fattori che hanno lavorato contro l’idea di venire da me. Tra questi metto la paura, la sfiducia, l’idea dei costi troppo alti o la banale pigrizia nel prendere un’iniziativa per sé stessi. Una volta maturata la decisione è stato necessario passare all’azione, cioè prendere un appuntamento. Ma prima di questa azione che sembra semplice e scontata, è stato necessario decidere da chi prendere un appuntamento.
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Dopo aver preso informazioni su più professionisti, interrogando parenti, conoscenti, amici oppure entrando in rete e valutando le informazioni direttamente sui siti dedicati. Una volta deciso il dentista da cui andare, è stato necessario trovare il tempo per andarci, valutando l’urgenza del proprio bisogno rispetto alle necessità del professionista e alla capacità di trovare un momento più o meno lungo da dedicare a sé stessi.
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Una volta preso l’appuntamento ci si trova davanti ad un’altra fase molto complessa: la fase in cui è necessario rispettare l’impegno preso. L’appuntamento che è stato preso infatti rappresenta un impegno verso lo studio del dentista e tutte le persone che vi lavorano e verso noi stessi. La capacità che abbiamo di rispettare un impegno dipende dalla volontà che abbiamo di conseguire un risultato. Se l’impegno nasce dalla volontà di migliorare la nostra salute e questa volontà è sentita in modo profondo allora sarà semplice mantenere l’impegno, in caso contrario, troppe volte abbiamo dato per scontato che questa capacità sarebbe stata rispettata fino in fondo e altrettante volte siamo rimasti delusi. Se penso a tutte queste cose e a tante altre che fanno da cornice a questa scelta, la persona che ho seduta davanti mi appare come una persona completamente diversa.
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La persona che ho davanti mi ha appena dimostrato quanto io valgo per lei, almeno fino al punto da averla fatta arrivare fin qui. Mi ha valorizzato a un punto tale che il mio dovere non sarà più soltanto quello di erogare una prestazione nel migliore dei modi, ma sarà quello di restituire una qualità della mia prestazione, proporzionale al valore che mi viene offerto. Se, come ho detto, questo valore è altissimo, la mia azione non potrà non essere all’altezza.