Ogni medico dovrebbe coltivare la fine arte del mentire. Non l’ho detto io e non sono molto d’accordo ma comincio da qui. Comunicare le cattive notizie per un medico è in assoluto uno dei compiti più difficili e ingrati che deve affrontare nella pratica quotidiana. Da un lato c’è il problema che mentire è difficile, non è naturale (o forse per alcuni sì, ma non è questo il problema). Mentire richiede delle motivazioni talmente forti da contrastare quella vocina che avrebbe qualcosa da obiettare quando utilizziamo questa soluzione.
Dall’altro lato c’è il problema della incapacità di gestire la comunicazione di una cattiva notizia dal punto di vista relazionale. Si rischia sempre di confondere la paura di generare delle emozioni negative troppo forti e intense nel paziente con la paura di non essere capaci di gestirle. Scappiamo di fronte a questa paura e spesso ci sottraiamo, anche inconsapevolmente, al dovere di informare il paziente dando l’impressione di essere distaccati e freddi o addirittura incompetenti.
Mi secca molto, mi spaventa dire, a un paziente che perderà un dente, specie se niente gli aveva fatto presagire prima un esito così drastico e drammatico. Perché mi dà così fastidio? Perché ho paura di farlo soffrire o, peggio ancora, perché ho paura di non sapere gestire la sua reazione. Che può essere di incredulità, di negazione, di rabbia, di paura.
La soluzione sta nel capire che non si tratta di mentire o di dire la verità ma di accompagnare, con un processo di comunicazione adeguata e utile. Bisogna studiare e imparare a comunicare (che novità!) facendosi guidare proprio dalla persona a cui dobbiamo annunciare un problema. Questo è il bello della faccenda. Sarà proprio il paziente a dirci come fare. Dobbiamo capire chi abbiamo di fronte, dobbiamo conoscere quali sono le sue convinzioni e qual è il suo bagaglio di conoscenza. È necessario sapere fino a che punto vuole essere informato procedendo con delicatezza verso quel punto stando attenti a non superarlo. Alla fine poi dobbiamo esser pronti a gestire la sua reazione.
Sembra facile ma non lo è, e il motivo risiede nel fatto che questo percorso ci coinvolge, ci obbliga a camminare a fianco del paziente. Non penso che dobbiamo coltivare la fine arte del mentire, sono convinto che dobbiamo imparare il linguaggio universale delle emozioni, comprendendole e sapendole manifestare.