Riporto da un articolo tra i tanti letti in questi giorni:“…Quindi Medici e dentisti non potranno più realizzare promozioni commerciali. Questa sentenza ha annullato di fatto «le decisioni dell’AgCom finalizzate a liberalizzare la pubblicità commerciale dei medici»…”\r\n
Siamo alle solite. È vero, c’è stata una legge, la famigerata legge Bersani, che ha, tra le altre cose, liberalizzato per qualche anno la pubblicità da parte dei medici equiparandoli alle associazioni tra imprese e via dicendo. Si è discusso per anni, e ci sarebbe da discutere all’infinito, sull’opportunità di un tale provvedimento. Oggi ci troviamo di fronte a sentenze che lo stravolgono e pongono nuove discussioni in merito.
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Secondo me il problema però rimane. La pubblicità, come molte altre cose, non è di per sè cattiva, è uno strumento che può essere utilizzato in modo corretto, adeguato e utile cosi come può essere uno strumento utilizzato in modo scorretto, senza fini etici e dannoso. Questo in ogni campo di applicazione, non solo in campo medico. Per rimanere in tema: con la lama di un bisturi posso salvare delle vite cosi come posso compiere nefandezze. È sbagliata la lama? È cattiva? Evidentemente no. Il suo utilizzo può essere buono o cattivo. Quindi demonizzare la pubblicità in questo senso mi sembra scorretto, cosi come mi sembra scorretto utilizzare un mezzo così potente in maniera inadeguata, al solo fine di ottenere vantaggi economici sulle spalle di pazienti indifesi.
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Il punto focale per me è questo: è un grave danno non poter utilizzare lo strumento del marketing per la nostra professione oggi. Questo è un momento storico cruciale per la nostra società; sempre più persone hanno smesso di fare le cose per abitudine e hanno cominciato a prendere la consapevolezza di poter scegliere perché hanno scoperto che la libertà di scelta significa poter guadagnare in termini di qualità di beni e servizi e risparmiare risorse preziose. È un grave errore privare i professionisti e le loro aziende di un mezzo potentissimo per fornire alle persone, che usufruiscono di un servizio così complesso e articolato come la salute, le informazioni utili a sviluppare consapevolezza e certezza nelle scelte che devono effettuare. Posso usare la pubblicità per promuovere e vendere prestazioni a basso prezzo, scarse qualitativamente, posso essere mendace e poco chiaro nelle informazioni che offro, posso raccogliere pazienti sottraendoli ad altri professionisti con esche più o meno raffinate, posso in definitiva comportarmi in modo deontologicamente, e non solo, scorretto. Ma, dall’altro lato, posso utilizzare il marketing per far conoscere e creare consenso attorno alla mia attività, posso mantenere alto il livello di collaborazione dei miei pazienti, posso comunicare con loro in maniera diretta ed efficace, posso sviluppare una serie quasi infinita di servizi e canali di informazione al solo fine di educare i pazienti per aiutarli a compiere scelte corrette e tempestive per la loro salute. Posso anche sfruttare questo mezzo per concentrarmi sulle persone che non usufruiscono del servizio odontoiatrico, e sono milioni, perché non hanno fiducia nel sistema così come l’hanno conosciuto in passato o forse perché non l’hanno mai conosciuto del tutto.
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Dopo anni di lavoro per costruire l’immagine del mio studio, per darle una forma che fosse utile ai pazienti, siamo arrivati a 1SorrisoXTutti. Puro marketing. Utile alla nostra impresa di famiglia e ai nostri pazienti che grazie a questo tipo di comunicazione etica oggi si sentono in sintonia con un simbolo e un modo di vivere l’odontoiatria e l’esercizio della salute, carico di significato. Io non voglio e non posso rinunciare oggi a questo tipo di comunicazione. Non è banale affermare che si può e si deve fare marketing oggi rimanendo brave persone.
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In Italia le sentenze servono per cambiare le leggi ma in pratica cambiano le carte in tavola, non risolvono e mettono tutti in disaccordo. Da questo marasma giuridico ci può salvare solo un ripensamento culturale fatto di conoscenza del mezzo che abbiamo a disposizione (pubblicità e marketing), di preparazione delle imprese che lo devono utilizzare (gli studi odontoiatrici e gli operatori del settore in generale) e di rispetto delle persone che costituiscono l’utente finale (i pazienti). Un mezzo complesso e difficile da utilizzare che richiede anni di studio e preparazione. Smettiamola di pensare che la clinica debba assorbire tutta la nostra sete di conoscenza affidando all’approssimazione tutto il resto, pubblicità compresa. Solo così potremo limitare i danni e lasciare lavorare i tribunali attorno ad altre faccende.