Sabato scorso non ero in studio. Ho partecipato come relatore ad un congresso/dibattito sul tema dei rapporti tra le varie figure che animano la nostra professione. Da tempo ormai giro tutta l’Italia per parlare di organizzazione clinica e di impresa in odontoiatria.
Quando salgo sul podio della conferenza non mi presento come dentista o come formatore ma come educatore. Ritengo che la differenza tra formatore ed educatore, che spesso sono utilizzati come sinonimi, sia sostanziale.
L’educazione non è formazione. La formazione implica propriamente l’insegnare, dando una forma, il modellare, in base a un criterio o progetto esterno. Se il progetto è di qualcun altro, nel momento in cui io sono chiamato a dare un contributo, allora dovrò essere formato per far sì che il mio contributo sia coerente e utile al progetto.
L’educazione estrae dalla persona ciò che ha da sviluppare di autentico, di proprio, tira fuori e sviluppa qualità interiori del soggetto che hanno generato un sogno. L’educazione è utile in primo luogo alla persona stessa.
Chi è educato conosce il valore delle cose nella propria vita ed è in grado di esprimersi considerando sempre questo valore. Non secondo leggi esterne imposte, ma secondo leggi morali e culturali che con l’educazione hanno iniziato a scaturire dal profondo della persona.
Il valore delle cose, nell’imprenditore, matura già da bambino conoscendo il mondo, continua da adolescente che inizia a fare i conti con sé stesso e con gli altri, e permette, da uomo capace di apprendere, di trovare l’identità e di sognare nell’impresa.