Mese: Settembre 2018

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Il paziente per noi è un cliente speciale. Recentemente ho scritto un piccolo elenco che descrive alcune delle principali caratteristiche del paziente che si siede sulla poltrona del dentista: ha paura sente dolore ha un disagio ha difficoltà a esprimersi non ha tempo non conosce la situazione è preoccupato dalla spesa Questo identikit, anche se sommario e sicuramente incompleto, mi fa capire che chi si siede sulla mia poltrona non è esattamente paragonabile a chi va alla domenica a comprare divani in offerta. Non è proprio la stessa cosa. Se questa persona ha un bisogno e io voglio risolverlo, devo capire esattamente il bisogno e tutte le problematiche che ci stanno attorno. Non si può lasciare nulla al caso, non si possono tralasciare particolari e non si può dare nulla per scontato. Per fare questo dobbiamo parlare e parlare molto, ascoltarci e capire le esigenze l’uno dell’altro. Questo momento è forse l’aspetto più complesso che dovremo affrontare in tutto il piano di cura. La relazione che si stabilisce ora tra medico e paziente è fondamentale. Nessun altro vi farà domande

Come una mela

La cura è come una mela che ci dividiamo. Il medico ne prende una parte e il paziente ne prende un’altra. Io medico do il mio tempo per svolgere le cure e il paziente mette il suo tempo nel presentarsi regolarmente in studio per ricevere cure e controlli. Io ci metto la responsabilità nell’ascoltare le esigenze del paziente e trovare il miglior piano di cura possibile per lui in quel momento e il paziente ci mette la sua responsabilità nell’ascoltare le indicazioni e nel seguire il programma concordato. Lo studio mette a disposizione tutti i suoi programmi per mantenere lo stato di salute della bocca prima, durante e dopo le cure e i pazienti mettono la loro costanza nel seguire il programma più adeguato. Lo studio ci mette il rispetto della migliore etica professionale cercando sempre la migliore soluzione tecnologica e i pazienti ci mettono la loro etica comportamentale nel rispettare le scadenze dei pagamenti e i prezzi concordati in partenza. Lo studio ci mette tutta l’energia necessaria per comunicare al massimo tutte le iniziative e le informazioni utili per una

E’ permesso?

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Parliamo ancora di privacy o meglio della nuova legge sulla privacy. Per svolgere al meglio il nostro lavoro di tutti i giorni, un lavoro medico, dobbiamo raccogliere informazioni personali sui nostri pazienti. A volte sono informazioni o dati che vengono definiti sensibili e cioè che riguardano la sfera privata e intima della persona e che possono essere raccolti e utilizzati solo ed esclusivamente per aiutare il medico a scegliere e a portare avanti il miglior trattamento possibile per quel paziente. Questo implica due cose o meglio tre. La prima è che possiamo chiedere e detenere informazioni sul paziente solo al fine di svolgere al meglio il nostro piano di cura e per nessun altro fine. La seconda riguarda il fatto che le informazioni che ci servono devono essere pertinenti al progetto di cura che abbiamo in mente per i pazienti. Per esempio, ho la necessità di avere in archivio il numero di telefono privato di un paziente perché devo poterlo contattare tempestivamente in caso di bisogno per fissare o spostare un appuntamento o per avvertirlo della necessità di assumere o

Il cane mi ha mangiato i compiti

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Questo è un momento di rientro e quindi di nuovo inizio e tradizionalmente viene associato ad una serie di buoni propositi che vanno  all’andare a correre almeno tre volte la settimana all’iniziare a spazzolarsi i denti almeno tre volte al giorno. Spesso questi propositi sono seguiti dall’acquisto di nuove scarpe fiammanti e super performanti o dalla messa in opera di uno spazzolino elettrico di ultima generazione. Risultato? Dopo due settimane le scarpe non hanno calpestato altro che la moquette del negozio e lo spazzolino elettrico è ancora in carica sulla sua base come la prima volta. E così cominciano le scuse: sono tornato troppo tardi, fa troppo freddo (o troppo caldo), non ho ancora letto le istruzioni e via dicendo. Invece di affrontare la ragione per cui abbiamo disatteso il nostro proposito ci inventiamo scuse per dare la colpa a qualcosa d’altro. Il bello è che questo ci fa sentire meglio all’istante, come se togliessimo il tappo ad una pentola a pressione. La ragione è psicologica e serve a proteggere il nostro ego. La nostra psiche vuole pensare a noi

Il sorriso sociale

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Ho letto recentemente che esistono più tipi di sorrisi ma prima facciamo un passo indietro. Il sorriso è un potentissimo mezzo di comunicazione. Per sorridere vengono impiegati decine di muscoli. Tutti noi sappiamo come sia difficile se non impossibile imbrogliare con un sorriso, siamo dotati di antenne per capire se un sorriso esprime realmente lo stato d’animo della persona che ci sta di fronte. Imbrogliare con il tono della voce e con le parole è molto più semplice. Recentemente quindi ho scoperto che il sorriso che noi usiamo per comunicare viene definito sorriso sociale ed è quel sorriso che si fa in risposta a una o più persone. Il sorriso sociale può essere di tre tipi: il sorriso di gratificazione che si utilizza per comunicare all’altra persone che si apprezza ciò che ha appena detto o fatto. C’è poi il sorriso di affiliazione che trasmette all’altro la propria vicinanza emotiva e la propria empatia. Il terzo è il sorriso di superiorità che usiamo per comunicare la nostra posizione di dominanza. A questo punto mi sembra scontato dover dire che c’è