Mi sono fatto una domanda. Una persona viene da me e mi dice che fa fatica a dormire, che dorme male, russa e poi di giorno è stanca, si addormenta per nulla, è irritabile. Magari è in sovrappeso (in realtà le ricerche ci dicono che tutti siamo un po’ in sovrappeso), fuma, mangia in modo sregolato a orari non corretti. Non fa attività fisica regolare.
Cosa devo dire a questa persona?
L’unico modo attraverso il quale posso esserle d’aiuto è mettendo in discussione tutte le sue idee. Tutti i pensieri che l’hanno portata ad avere questo tipo di problemi. Ma non si tratta di vero aiuto. La persona che ho di fronte non può essere aiutata da me perché la prima cosa che deve fare è quella di essere messa in discussione. Se questa persona accetta di essere messa in discussione allora sarà in grado di guardarsi per la prima volta, non attraverso gli occhi di un altro ma attraverso i propri occhi. Solo in questo momento riuscirà ad auto osservarsi come se si guardasse dall’estero per la prima volta.
In quel momento tutto risulterà chiaro e senza scuse. Il sovrappeso, le cattive abitudini, la fatica nel riposare, la stanchezza cronica allora avranno un significato e la persona sarà in grado di decidere per la prima volta in modo veramente autonomo e consapevole e sicuramente sceglierà per il meglio. Nessuno di noi, dopo essere stato messo in discussione, una volta che accetta di guardarsi dall’esterno per quello che è, sceglie la cosa sbagliata.
Io non posso davvero aiutare in questo, non posso fornire un metodo o mostrare una tecnica particolare perché in quel preciso momento starei cercando di imporre nuovamente un programma che non farebbe altro che far riaddormentare la persona che ho di fronte e impedirle di guardarsi con i propri occhi dall’esterno. Non posso fornire un metodo per guardarsi in modo consapevole ma posso continuare a mettere in discussione le idee sbagliate e nocive per i miei pazienti. È un lavoro che non piace ma qualcuno deve pur farlo.