Siamo capaci di guardare negli occhi i nostri pazienti? Oppure ci precipitiamo direttamente all’interno della loro bocca?
Chi ho davanti ha un bisogno percepito altrimenti non sarebbe qui; ha una sofferenza che può essere prevalentemente clinica o prevalentemente psicologica o strettamente connessa all’esercizio del proprio lavoro. In ogni caso si aspetta che io risolva il suo problema o che quantomeno comprenda e trovi una soluzione.
La persona che ho davanti a me sa che dovrà spendere dei soldi ed è disponibile a farlo purché sufficientemente motivata con un linguaggio chiaro e comprensibile e a fronte di un costo complessivo sostenibile.
Chi ho davanti è venuto da me di sua spontanea volontà e vuole, anche inconsciamente, affidarsi alle mie capacità professionali.
La persona che ho davanti a me è disposta a mettere nelle mie mani, perché sono un operatore della salute e perché il mio status di medico glielo garantisce a priori, il bene più grande che ha e che sente: la sua salute e/o la sua immagine.
Quello che spesso manca è la capacità di capire i nostri pazienti e l’impatto che le nostre cure avranno sulle loro vite. È necessario lo stesso livello di informazione ed educazione per tutti pazienti e per tutti i piani di cura? La pura e semplice informazione ed educazione anche se condotta in modo impeccabile e con le migliori tecnologie non può, e non lo fa nella realtà, portare ad un incremento nell’accettazione dei preventivi. Serve un approccio differente, il professionista deve sapere incrociare le informazioni ricevute dall’esterno (vita del paziente) e dall’interno della bocca per poter proporre un piano di trattamento che sia accettabile dal paziente che in quel momento ha di fronte e che in quel momento esprime un bisogno.
Conoscere il paziente significa approfondire gli aspetti significativi della sua vita, individuare la capacità di spesa, capire la disponibilità di tempo e i benefici che si aspetta.
Pazienti con piani di trattamento complessi sono pazienti con problemi di vita complessi da gestire durante le cure.
Ci sono problemi economici, impegni familiari, impegni lavorativi, particolari eventi, viaggi, stress, salute, elementi della sfera emozionale. Dobbiamo tenere conto di questi problemi complessi se vogliamo veramente capire chi è questa persona che mi chiede un servizio sanitario. Dobbiamo tenerne conto se vogliamo che tale servizio sia il risultato di un approccio organico che comprenda capacità di comunicazione, di diagnosi e di dialogo, soluzioni tecnologiche e attitudini alla vendita finalizzate all’obiettivo di curare di più e meglio.