Nell’ultimo articolo ho parlato di persone disabili e di come, a mio parere, queste persone non debbano avere particolari diritti legati alla loro condizione ma debbano avere, e far valere, gli stessi diritti di tutte le altre persone. La differenza sta nel fatto che i disabili hanno molti più ostacoli nel far valere gli stessi diritti. C’è tanto lavoro da fare per smettere di considerali in modo particolare ma al contrario cominciare a considerarli come persone normali e aiutarli a superare ostacoli e barriere di vario genere.
Era un discorso generale legato ad una mia esperienza di viaggio personale. Tuttavia, come spesso capita, questa esperienza mi ha fatto fare delle considerazioni direttamente legate al mio lavoro o meglio al lavoro che lo studio dentistico fa ogni giorno per la salute delle persone. Se quindi è vero che i disabili sono persone come tutte le altre è altrettanto vero che il loro accesso allo studio non è così normale come dovrebbe essere. Per prima cosa ho notato che, nonostante non abbiamo mai messo barriere sia fisiche che di altro genere, sono ancora troppo poche le persone con disabilità più o meno grave che si presentano in studio.
A prescindere da qualsiasi valutazione morale, ciò è segno quanto meno di una ingenua e ingiustificata, scarsa volontà di affrontare il problema, smentita dal numero sempre crescente di anziani e dal parallelo aumento delle disabilità fisiche e mentali. Già perché non è detto che uno nasca disabile ma potrebbe diventarlo, nel corso della vita, per una serie di patologie “naturalmente” legate all’invecchiamento. Il fatto che non si affronti a priori, nella organizzazione dello studio, questo problema è reso ancora più grave dal momento che oggi conosciamo molto più di ieri le ricadute che una salute orale trascurata può avere sullo stato di salute generale delle persone.
La disabilità rende più impegnativa la cura odontoiatrica delle persone i cui bisogni particolari purtroppo tendono a venire trascurati, e le cui cure risultano, secondo le statistiche, di qualità inferiore rispetto ai trattamenti ricevuti dalla popolazione generale. Sapere che esiste questo stato di fatto mi da una sensazione non solo spiacevole ma anche di un non troppo sottile senso di fallimento della mia scelta di occuparmi della salute delle persone. Non mi piace e devo anzi voglio fare qualcosa.
Magari riuscirò a risolvere poco con qualche articolo su questo blog ma è comunque un tentativo che sento di dover fare.