Ogni tanto basta una semplice espressione a far nascere una riflessione più complessa. Al ritorno dalle vacanze ho assistito ad una conversazione tra una madre e un figlio sul fatto che la voglia di studiare fosse, durante l’estate, finita nel dimenticatoio. Sarà perché in quel momento stavo aspettando le istruzioni di sbarco dalla nave e non avevo nulla di meglio da fare ma mi sono trovato a pensare se potesse esistere veramente un luogo dove vengono conservate tutte le cose che ci dimentichiamo.
Sembra un luogo dedicato apposta, che è stato creato per una funzione. Perché quello che ci dimentichiamo deve finire in un luogo preciso? Serve per poi andare a riprendere e ritrovare qualcosa o serve solo per rammentare che ci siamo dimenticati? E poi, se mi dimentico di pagare una bolletta non c’è nessuno che me la paga nel dimenticatoio, se lascio da qualche parte le chiavi non le troverò certo nel dimenticatoio. Questo perché il dimenticatoio non è un luogo fisico, reale ma un luogo ideale dove più spesso vanno a finire i progetti, i propositi, le buone intenzioni, i doveri e gli impegni.
Settembre è un mese particolare, alcuni sono ancora in vacanza (fortunati), altri partono ora, altri sono già tornati. È un mese particolare, forse il peggiore dal punto di vista degli appuntamenti mancati. Sicuramente finiti nel dimenticatoio. Chissà se qualche paziente poi andrà a recuperare questa responsabilità. Nelle prossime settimane, almeno via internet e social, cercheremo di ricordarvi il primo dovere verso voi stessi.
La salute non deve finire nel dimenticatoio ma soprattutto il nostro impegno nei confronti dello stare bene non dovrebbe finire in un luogo così poco utile. Io non ci sono mai stato di persona ma non deve essere un bel posto per vivere! Meglio starci lontano.
Le riflessioni sul dimenticatoio hanno richiamato alla mia memoria un bel libro per ragazzi “L’isola del tempo perso” di Silvana Gandolfi.
Consiglio la lettura a chi vuole tornare dal dimenticatoio carico di nuove prospettive.